Necrologio di IVO BOGGINI


In Memoria di
IVO BOGGINI
Età 73
Corriere della Sera
Il suo funerale, nel minuscolo cimitero del paese natale, è stato accompagnato dalle note del «Signore delle Cime».

Articolo "Corriere della Sera" del 02/08/2025

Ivo Boggini, «Camoscio di montagna»

Cuoco sempre legato alle sue origini. Camoscio di montagna. Era questo il suo nickname sui social. Nato a Rossa, in Valsesia, Ivo Boggini ha lasciato questa terra a 73 anni. Appassionato cacciatore nel comparto alpino e grande raccoglitore, amava l’alta quota. Era la sua casa, mai dimenticata. I casi della vita lo avevano gravato, appena adolescente, della responsabilità di contribuire alla sussistenza familiare. Iniziava così la ricerca di un posto di lavoro. La ristorazione sarebbe stata l’ambito in cui esprimersi. Ha seguito questa strada con determinazione. Prima cameriere, — a Vigevano e dopo a Milano — aveva poi abbracciato la professione di cuoco, sino a divenire punto di riferimento della cucina di impronta piemontese nel capoluogo lombardo. Rifuggiva l’immagine stereotipata del cuciniere di successo. Respingeva il titolo di chef, rivendicando ostinatamente per sé la definizione professionale di cuoco. A due passi dal Duomo di Milano, guidava la cucina di una vera e propria ambasceria piemontese, raccogliendo apprezzamenti e divenendo, a suo modo, una sorta di guru. Era custode di segreti antichi e sperimentazioni. Ma la sua montagna non lo abbandonava, sia nella convinta adesione ai valori degli Alpini e della relativa associazione, alle cui attività non mancava di partecipare. E questo accadeva sia nella frequentazione della baita di famiglia sopra Rossa — Le Mollie — dove d’estate intratteneva a tavola gli amici. Luogo del cuore in cui la convivialità era condimento dell’amicizia. Ingrediente quest’ultimo che ha generosamente dispensato, sia sul lavoro che alla presidenza del comitato Carnevale. Così come nelle attività della Pro Loco. Con ottimismo: la sua frase abituale era «non c’è problema». Annoverava tra i suoi clienti l’economista torinese Giulio Sapelli e, quando il professore gli confidò, al momento della formazione del governo giallo-verde, di essere stato intervistato da Salvini e Di Maio, accarezzò il sogno di portare la cucina piemontese a Palazzo Chigi. Il suo funerale, nel minuscolo cimitero del paese natale, è stato accompagnato dalle note del «Signore delle Cime».

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