La tenacia, l’ironia e la determinazione di Alberto Perino: «A sarà dura!!».
Articolo "Corriere della Sera" del 05/10/2024
E’ morto a 78 anni lo storico volto dei No Tav.«A sarà dura!!». Così, con almeno un paio di punti esclamativi al fondo, si concludeva ogni discorso, arringa o monologo di Alberto Perino, volto, anima e ironia del movimento No Tav. «Bertino», come lo chiamavano i suoi familiari è morto a 78 anni, buona parte dei quali passati a «resistere» in Valsusa. Guai a chiamarlo «leader», definizione che detestava, ma che gli era rimasta appiccicata addosso dopo una vecchia intervista. La sua battaglia a difesa della Valle era iniziata oltre 30 anni fa e non è mai finita, come ricorda il movimento: «Il suo spirito continuerà a vivere in ogni lotta per la salvaguardia della nostra amata terra». Pacifista, antimilitarista convinto, anche se in un'altra vita aveva fatto il servizio militare. «Me ne vergogno», ripeteva sempre e lo aveva anche scritto su un cartello durante una manifestazione di solidarietà agli obiettori di coscienza.
Dopo gli studi da ragioniere era entrato in banca come impiegato, ma si era subito avvicinato alle lotte sindacali, diventando segretario dei «bancari» nella Cisl. «Negli anni Settanta si era sposato con Bianca e trasferito a Condove, dove ha incontrato Achille Croce, un operaio con una cultura umanistica fuori dal comune, grande cultore della nonviolenza. Con lui Alberto si era avvicinato all'antimilitarismo, al pacifismo e al vegetarianesimo (lo sarà fino alla fine della sua vita) - ricorda la cugina Chiara Sasso, scrittrice e attivista No Tav-. Insieme ad altri amici avevano fondato il Gruppo Valsusino di Azione Nonviolenta». Alla fine degli Ottanta era cominciato l'impegno di Alberto Perino in Val di Susa. Sempre con il megafono in mano, «perché le accuse si gridano forte». Quando gli «amici» di Askatasuna erano stati accusati di associazione a delinquere aveva risposto con un simbolico «telegatto» e con i Cinquestelle al governo aveva precisato: «Non abbiamo governi amici». Le compensazioni non le ha mai accettate: «Ci davano per morti e invece siamo ancora qua a ricordare che la Val di Susa non si compra». La prossima settimana avrebbe voluto partecipare al presidio contro gli espropri: «Può anche essere che sia l'ultima occasione, per me, ormai bloccato a letto, di incontrare i carissimi compagni No Tav per salutarli». Non ha fatto in tempo, ma la sua presenza si farà comunque sentire.