Necrologio di GIUSI BALDISSONE


In Memoria di
GIUSI BALDISSONE
Corriere della Sera
Saremo con Giorgio orgogliosi di ricordarla, sapendo che Vercelli e il Piemonte potranno fare di più e meglio: onorare con mostre e convegni la sua sete di sapere, inesauribile come il suo sorriso.

Articolo "Corriere della Sera" del 19/06/2025

Giusi Baldissone, il Novecento, Montale e quel filo rosso dei viaggi con Giorgio

Poetessa e studiosa di poesia, Giusi Baldissone era una donna di profondità e dolcezza smisurata. Aveva studiato con Giorgio Barberi Squarotti, anch’egli spirito gentile, anch’egli poeta e critico, in un’epoca in cui scrivere era insieme un dovere e un onore. Aveva letto e studiato tutto il Novecento italiano, e ne aveva trovato le radici a partire da quel Cuore che aveva imposto Edmondo d’Amicis come autore di tutti anche se il suo credo era socialista. Con Folco Portinari ne aveva curato il Meridiano, così come aveva approfondito le vicende di Marinetti e spiegato i meandri psicanalitici del nostro comune grande amore, Eugenio Montale. Montale è stato al centro della sua riflessione sullo stare al mondo, come dice bene il titolo del primo libro che, nel lontano 1979, il poeta ancora vivente e da poco insignito del Nobel, intitolò Il male di vivere, (Einaudi). Molti anni dopo, Montale torna protagonista nel nuovo saggio Le muse di Montale, (2014, Interlinea). Ma Giusi era anche sopratutto un’insegnante, e i ricordi dei suoi studenti dell’università del Piemonte Orientale si susseguono in queste ore: non era una professoressa che parlava ex cathedra, ti era a fianco, mostrava una via e tu potevi essere pronto a percorrerla ma anche timoroso e non seguirla. Come Virgilio apriva strade: era una straordinaria viaggiatrice, scopritrice insieme a suo marito Giorgio di luoghi e di storie, dalla Francia alla Spagna, dai luoghi di mare a quelli di lago. Giorgio guidava, e Giusi trovava il filo rosso del viaggio. Trasformava questo viaggiare in un testo, in una serie di parole che aprivano al confronto. La loro casa in via Monte di Pietà, per noi giovani amici, era il bengodi: libri introvabili a disposizione, ma anche VHS (di Giorgio, professore di cinema e media in Cattolica). Tutto era segno di impegno. Per questo aveva fondato — insieme a tutti gli amici dell’associazione culturale Il Ponte di Vercelli — il Festival della Poesia Civile: la prossima edizione le sarà dedicata. Saremo con Giorgio orgogliosi di ricordarla, sapendo che Vercelli e il Piemonte potranno fare di più e meglio: onorare con mostre e convegni la sua sete di sapere, inesauribile come il suo sorriso.

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