Necrologio di ROBERTO REINERIO


In Memoria di
ROBERTO REINERIO
Età 87
Corriere della Sera
Ha sempre detto che avrebbe voluto una festa per il suo funerale, perché tale era per lui il fatto di vedere finalmente Gesù. E una festa ha avuto, anche a detta di un amico sacerdote, con centinaia di amici, presso la parrocchia Sant'Alfonso.

Articolo "Corriere della Sera" del 24/07/2024

La vita felice dell'ingegner Reinerio

Un super nonno che amava il tennis. L'ingegnere Roberto Reinerio è mancato a 87 anni al termine di una vita piena di amore, di gioie e soprattutto di fede. Era uno straordinario nonno di undici meravigliosi nipoti che adorava e per i quali era diventato un narratore. Infatti, fin da quando erano piccoli, raccontava loro le sue esperienze di vita, a partire da quelle vissute da bambino. Roberto aveva visto coi suoi occhi, a sei anni, la guerra, la Resistenza nelle valli del Canavese. Ricordava il suo amico Titala», sacrificatosi per coprire i suoi partigiani, o Carlo, la mascotte della X Mas a Locana che lo inseguiva con una bomba a mano. Ma una cosa in particolare il nonno coi suoi racconti voleva trasmettere ai suoi nipotini: la fede nel Signore che ascolta le preghiere. Già, perché Roberto raccontava spesso di suo papà Delfo, ufficiale medico arrestato dai nazisti e portato in un lager al nord della Polonia e salvato grazie alle sue preghiere. Successe infatti che un gerarca nazista in visita a quel campo di concentramento, per curarsi da una polmonite, tra una cinquantina di medici presenti nel lager scelse proprio Delfo, regalandogli la libertà in cambio delle cure. Il progetto a cui Roberto ha lavorato con passione nella sua vita è rappresentato dall'acquisto di una proprietà a Rossana (Cuneo), trasformata in una struttura ricettiva aperta agli amici, ai missionari, alla sua parrocchia, agli scout, a tante famiglie e soprattutto ai suoi nipoti, per i quali aveva ideato la realizzazione di un vero e proprio parco giochi. In tutto ciò, Roberto ha portato avanti una fruttuosa attività professionale da ingegnere e l’altra passione di una vita, il tennis. Ha giocato, a ottimi livelli, fino alla fine: l'ultima partita disputata è stata lo stesso giorno del malore che poi è stato fatale. Ha sempre detto che avrebbe voluto una festa per il suo funerale, perché tale era per lui il fatto di vedere finalmente Gesù. E una festa ha avuto, anche a detta di un amico sacerdote, con centinaia di amici, presso la parrocchia Sant'Alfonso.

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