Per poi ammettere: «Con mio padre comunicavo essenzialmente con il linguaggio della poesia. Potrei dire che mi coltivava esattamente col rapporto ‘materno’».
Articolo "Corriere della Sera" del 27/03/2025
Federico Sanguineti tra l’arte, Dante e l’eredità poetica del padre EdoardoFederico Sanguineti è morto all’età di 69 anni. Professore ordinario di filologia italiana all’Università di Salerno, ma anche poeta, pittore, scrittore, autore polemico e dantista tra i più apprezzati, era nato a Torino nel 1955, per poi tornarvi a vivere nel 2021. Era anima del Centro Interuniversitario Edoardo Sanguineti, istituzione dedicata alla raccolta e alla diffusione delle opere del padre Edoardo Sanguineti con sede a Torino; e proprio in questa veste si era impegnato, insieme alla famiglia, a trasferire all’ateneo torinese quel tesoro nascosto composto da epistolari e materiali inediti del padre per facilitarne la catalogazione e la diffusione. Al Laboratorio di Letteratura di Torino però andrà il materiale di papà Edoardo: è stato un accordo che aveva recentemente dichiarato al Corriere Torino — perché la professoressa Clara Allasia, che dirige il Centro, ben supportata dall’Università, ha sempre manifestato un interesse che altrove non ha mai preso forma». Autore di un’apprezzata edizione critica della Commedia dantesca e di importanti studi, tra gli altri, su Lorenzo il Magnifico e Alessandro Manzoni, Federico Sanguineti si è sempre distinto per il suo carattere schietto e, come lui stesso candidamente, «assolutamente poco diplomatico», che sapeva ammantare di senso dell’ironia e gusto per la provocazione, mai scontata, sempre costruttiva. Il rapporto con il padre era ovvio, alla base di molte sue riflessioni. Lo ricordava, per esempio, in un’edizione del Laborintus II diretto da Luciano Berio nei primi anni ’70 di cui fece la voce narrante.«Berio voleva solo Edoardo, che però non si sentiva di seguirlo in giro per l’Europa. Così, durante una discussione, mi intimò: “Prendi me; io conosco la sua opera a memoria”».E sul suo rapporto più intimo, confessava: «Mi abituò a non avere alcuna difficoltà a esternare la mia vita privata raccontandole nelle sue poesie ogni particolare della mia esistenza, fin dalla nascita».Per poi ammettere: «Con mio padre comunicavo essenzialmente con il linguaggio della poesia. Potrei dire che mi coltivava esattamente col rapporto ‘materno’».