Necrologio di ERNESTO MARENCO


In Memoria di
ERNESTO MARENCO
Età 89
Corriere della Sera
Lascia la figlia Roberta e il nipote Gianluca.

Articolo "Corriere della Sera" del 09/07/2025

Le inchieste, la guida e la grande cura: la lezione di giornalismo di Ernesto

Era un capocronista dotato di talento e garbo, e non aveva bisogno di alzare la voce per ottenere quello che voleva. Ernesto Marenco è stato per decenni una delle firme più prestigiose e autorevoli del giornalismo torinese. Si è spento a 89 anni, lasciando nei tanti che hanno lavorato con lui un ricordo eccezionale per quel che era, sia sul lavoro sia come persona. Figlio d’arte — era giornalista anche il padre Roberto — «Esto» iniziò in Rai, per poi spostarsi alla Gazzetta del Popolo nel 1965. Ci rimase per quindici anni. Fu un’avventura professionale importantissima, in cui si ritagliò uno spazio nella storia del giornalismo subalpino per alcune inchieste storiche che diedero uno scossone alla città (come quella sullo «scandalo dei baroni» della facoltà di Medicina dell’Università torinese, realizzata da due giornalisti da lui guidati, Claudio Donat-Cattin e Vito Napoli) e per la sua attenzione ai temi della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione. Nel 1974, insieme ad altri colleghi, formò una cooperativa di giornalisti che, con l’aiuto dei sindacati, fronteggiò la crisi della Gazzetta prolungando la vita di uno dei quotidiani più antichi d’Italia. In seguito, dopo la chiusura del giornale nel 1983, si trasferì a Stampa Sera collaborando anche con il Corriere della Sera. Per molti giovani colleghi, Esto è stato a lungo un vero e formidabile maestro. Disponibile ad insegnare, cosa sempre più rara, era un mago dei titoli e aveva un talento raro per le notizie: sapeva trovarle e insegnava a farlo. Strigliava con ironia, in modo da impartire lezioni senza però sminuire nessuno. Nella sua carriera ne ha viste tante, dagli scontri nelle fabbriche agli Anni di piombo. Un mucchio di vicende, molte storie, sempre raccontate o fatte raccontare con precisione e puntualità. Una delle sue ultime opere è il docufilm «Dalla Memoria al futuro», dedicato ai 30 anni della Fondazione intitolata al politico e statista Carlo Donat-Cattin, padre di Claudio, suo collega e grande amico. Lascia la figlia Roberta e il nipote Gianluca.

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